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Storie di vita

Samuel gay, evaso dalla Nigeria

Il Grande Colibri 15/12/2017

Riportiamo qui alcune parti della storia di Samuel raccontata al Diario dei rifugiati LGBT del Grande Colibri', che ringraziamo per l'importante lavoro che continua a svolgere in Italia.

“[Q]uando sei nigeriano e omosessuale, la tua storia rischia di assomigliare a quella di tanti altri uomini e donne che condividono la tua sventura.

Mi chiamo Samuel e sono uno dei tanti ragazzi gay nigeriani che cercano asilo in Europa a causa delle minacce che subiamo nel nostro paese. Il mio corpo porta i segni delle violenze subite, nei suoi occhi puoi rivedere immagini atroci e la sofferenza che ho vissuto”.

“Sono ricercato dalle forze dell’ordine per atti omosessuali e minacciato di morte nel mio stato dalla famiglia e dagli amici.

Una volta arrivato in Francia con un visto turistico e appreso di essere ricercato nel mio paese, ho richiesto la protezione francese: in Nigeria, infatti, le relazioni omosessuali sono vietate e condannate con pene che possono arrivare fino a 14 anni di reclusione, la repressione contro la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, trans, queer, intersessuali e asessuali) è costante e le violenze da parte dei civili all’ordine del giorno.

Originario del sud-ovest del paese, vivo una prima relazione omosessuale con un ragazzo del mio quartiere, conosciuto a scuola. La relazione dura per molti anni nel silenzio, il tutto mentre la gente si chiede se io sia impotente, dal momento che non ho moglie e non frequento nessuna ragazza. Mio padre mi costringe a sposarmi con una donna, il minimo sindacale per avere un figlio e conservare un’immagine sociale dignitosa. La mia vita eterosessuale, condotta parallelamente alla mia relazione clandestina, viene scossa quando un giorno mia moglie, tornando a casa improvvisamente, mi scopre a letto con il mio ragazzo e denuncia il tutto alla famiglia, facendo domanda di divorzio. Mio padre mi allontana immediatamente dalla famiglia e mi costringe ad allontanarmi verso il nord del paese.

Qui comincia la mia seconda vita. In una nuova città, cerco di ristabilire la mia attività commerciale e di vivere lontano dai riflettori, fin quando non mi innamoro talmente tanto di un ragazzo, che frequenta un ateneo prestigioso, da seguirlo dappertutto e aiutarlo ad affrontare i costi dell’università. Anche questa relazione viene relegata al segreto, costringendoci a frenare i nostri impulsi e a celare la nostra passione.

Tuttavia è proprio uno slancio amoroso a condannarci. Un giorno infatti, accompagno il mio ragazzo al campus e scambio con lui delle effusioni, notate da un gruppo di balordi che ci indica alla folla e comincia ad aggredirci. Mi picchiano brutalmente, mi spezzano le ossa, ma sopravvivo. Il mio compagno viene preso dalla folla, bloccato e bruciato vivo. L’arrivo delle ambulanze e della polizia si rivela tardivo.

Mi portano in ospedale in coma, mentre per il mio compagno non c’è più nulla da fare.

Al mio risveglio, trovo la polizia e la famiglia del mio ragazzo, che mi accusa senza mezzi termini di aver “deviato” loro figlio portandolo sulla strada dell’omosessualità”.

“[In Francia s]ono costretto a ripartire da zero, a cominciare a vivere una quarta vita, senza un posto letto fisso […] né la certezza che le autorità credano alla mia storia. Tuttavia vedo nel futuro un’opportunità di ricominciare. Perché quando parti non sai quello che trovi, ma sai almeno quello che lasci”.